Ascolto attivo: il fondamento della consulenza strategica umanistica
- vocalew
- 28 mar
- Tempo di lettura: 4 min

Viviamo in un’epoca dove tutto spinge verso la velocità: decisioni rapide, comunicazioni istantanee, stimoli continui. Eppure, paradossalmente, ciò che oggi fa davvero la differenza in ambito professionale è una pratica lenta: l’ascolto autentico. In particolare, per il consulente di strategia umanistica, saper ascoltare è molto più di una buona abitudine: è un atto di intelligenza, leadership e visione.
Ascoltare come forma di saggezza
Già nell’antichità, Plutarco dedicava un trattato a questo tema: L’arte di ascoltare (e di tacere). Per il filosofo greco, l’ascolto non era un gesto passivo, bensì un esercizio dell’anima. Egli esortava i giovani alla pazienza dell’ascolto, ritenendolo essenziale per apprendere, per comprendere, per trasformarsi.
Ascoltare, secondo Plutarco, significa sospendere il proprio ego, esercitare il discernimento e coltivare il pensiero. È una virtù che allena l’umiltà, ma anche una forma di potere silenzioso, capace di generare legami e influenzare profondamente le dinamiche umane.
In un mondo che oggi premia chi parla veloce, chi reagisce d’istinto, chi occupa spazio, Plutarco ci ricorda l’importanza del vuoto, del silenzio, della disponibilità ad accogliere l’altro. E proprio in questo “vuoto strategico” si annida una delle competenze più potenti del consulente professionista umanistico: ascoltare per capire, non per rispondere.
L’ascolto come processo attivo
Se Plutarco ci fornisce la base filosofica, è Sir John Whitmore, uno dei padri del coaching contemporaneo, a offrire una struttura concreta e operativa dell’ascolto attivo. Il suo modello Active Listening è spesso rappresentato come un ideogramma circolare, dove ogni componente si alimenta reciprocamente.
Al centro del modello troviamo:
Presenza: l’ascolto inizia con l’essere realmente lì, con la mente e con il corpo.
Sospensione del giudizio: non si può ascoltare davvero se si filtra ogni parola con le proprie convinzioni.
Empatia: sentire l’altro, non solo comprenderlo logicamente.
Domande potenti: non per indirizzare, ma per aprire spazi di consapevolezza.
Silenzio: come strumento di profondità, non come vuoto da riempire.
Riformulazione: riflettere l’essenza di ciò che l’altro comunica.
Feedback consapevole: restituire con cura ciò che si è compreso.
L’ascolto attivo secondo Whitmore è un processo co-creativo, in cui l’altro si sente visto, riconosciuto, valorizzato. È proprio qui che si genera il vero impatto strategico: le persone si aprono, emergono intuizioni, si sbloccano conflitti latenti. Per il professionista che vuole generare trasformazione — sia essa individuale, organizzativa o di mercato — l’ascolto è lo strumento fondativo.
L’ascolto come leva strategica
Nel contesto consulenziale o manageriale, ascoltare non è tempo perso, ma un investimento ad altissimo rendimento. Le soluzioni più efficaci emergono non da chi parla meglio, ma da chi ha ascoltato meglio. È attraverso l’ascolto che si scoprono i veri bisogni del cliente, le resistenze profonde al cambiamento, le leve emotive che muovono le persone.
Il consulente strategico umanistico, oggi, non si affida solo alla logica e ai modelli, ma coltiva una sensibilità nuova, capace di attivare il lato destro del cervello con l’integrazione di razionalità e intuizione, numeri, narrazioni, parole e silenzi.
Come spunto contemporaneo, anche Mario Alberto Catarozzo, in un recente articolo sulla rivista BLAST, evidenzia come l’ascolto sia ormai riconosciuto tra le competenze più distintive dei professionisti di successo. In un mondo saturo di parole, chi ascolta davvero è raro — e per questo, prezioso.
Ascoltare per trasformare
In definitiva, ascoltare è molto più che un gesto di cortesia. È un atto strategico. È il primo passo per comprendere, per guidare, per costruire. Ed è, come insegna Plutarco, anche un esercizio di umanità.
Per il consulente di strategia umanistica, saper ascoltare non è un accessorio, ma una skill irrinunciabile. Non basta conoscere strumenti, modelli, teorie. Serve la capacità di entrare davvero in contatto. Solo così la strategia smette di essere una formula vuota e diventa chiave e soluzione.
Bibliografia
Plutarco, L’arte di ascoltare (e di tacere), Garzanti, 2020.
Whitmore, J., Coaching for Performance, Nicholas Brealey Publishing, 2002.
Catarozzo, M. A., Saper ascoltare (davvero): la competenza fondamentale per il professionista, Blast, 27 marzo 2025.
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